
Asino: nobile animale o stereotipo di stupidità e ignoranza?
Nel corso dei secoli a questo animale sono stati associati i più disparati aggettivi: cocciuto, stupido, posapiano, capriccioso, ecc. È arrivato fino ad oggi con il suo infausto fardello, ma cosciente di essere stato utilizzato come cavalcatura da Gesù Cristo per l’ingresso a Gerusalemme e in seguito eletto anche a cavalcatura papale per la sua docile indole.
Se penso all’asino mi ritorna alla memoria un pensiero di Giacomo Leopardi che, seppur riferito agli uomini, calza perfettamente sulla figura di questo animale …è curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore…!.
Se penso all’asino mi ritorna alla memoria un pensiero di Giacomo Leopardi che, seppur riferito agli uomini, calza perfettamente sulla figura di questo animale …è curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore…!.
L’asino ha atteso il giorno del suo riscatto modestamente e silenziosamente, osservando il suo elegante e nobile cugino cavallo che veniva selezionato per ottenere performance sempre migliori nelle più disparate discipline equestri. Lui paziente ha continuato a sopravvivere nei territori marginali del mondo offrendo aiuto all’uomo in maniera discreta. Con la diffusione, nelle campagne, dei mezzi meccanici la sua funzione è andata scomparendo nel tempo, molte razze asinine sono scomparse nel mondo e in Italia, molte sono ancora a rischio di estinzione, ma oggi le sue potenzialità sono state ri-scoperte e l’uomo si pone il problema della sua gestione in allevamento.
Gestione dell'asino
L’inizio del mio incontro con gli asini risale nei primi mesi del 1996, quando mi é stato finanziato, dal Ministero della Pubblica Istruzione, della Ricerca e dell'Università, un mio progetto di ricerca dal titolo Valorizzazione quanti-qualitative del latte di asina nella Murgia Barese e Tarantina. Grazie all'aiuto dei tecnici dell'Associazione Allevatori della Provincia di Bari con sede a Putignano e in particolar modo del tecnico sig. Giuseppe Mastrangelo, che mi ha introdotto nelle aziende zootecniche del territorio, zona vocata per antonomasia all'allevamento dell'Asino di razza Martina Franca, del cavallo Murgese, e da circa un ventenno anche del TPR (Cavallo da Tiro Pesante Rapido), sono riuscito ad impostare e portato a termine diversi filoni di ricerca che hanno visto impegnati, nel corso degli anni, tutte e tre le razze citate e il coinvolgimento di un buon numero di aziende zootecniche compresa, come capofila, l'azienda Russoli in agro di Martina Franca di proprietà della Regione Puglia e sede del nucleo principale della razza dell'Asino di Martina Franca.
L’inizio del mio incontro con gli asini risale nei primi mesi del 1996, quando mi é stato finanziato, dal Ministero della Pubblica Istruzione, della Ricerca e dell'Università, un mio progetto di ricerca dal titolo Valorizzazione quanti-qualitative del latte di asina nella Murgia Barese e Tarantina. Grazie all'aiuto dei tecnici dell'Associazione Allevatori della Provincia di Bari con sede a Putignano e in particolar modo del tecnico sig. Giuseppe Mastrangelo, che mi ha introdotto nelle aziende zootecniche del territorio, zona vocata per antonomasia all'allevamento dell'Asino di razza Martina Franca, del cavallo Murgese, e da circa un ventenno anche del TPR (Cavallo da Tiro Pesante Rapido), sono riuscito ad impostare e portato a termine diversi filoni di ricerca che hanno visto impegnati, nel corso degli anni, tutte e tre le razze citate e il coinvolgimento di un buon numero di aziende zootecniche compresa, come capofila, l'azienda Russoli in agro di Martina Franca di proprietà della Regione Puglia e sede del nucleo principale della razza dell'Asino di Martina Franca.
Una tappa fondamentale fu la partecipazione al 4° Convegno Nazionale sulla Biodiversità, Germoplasma Locale e sua Valorizzazione, dove presentai i risultati della ricerca, primo in Italia, quando ancora del latte di asina si sapeva solo della leggenda di Cleopatra, di Erodoto e altre storie simili. L'apprezzamento dei colleghi fu immediato tanto che dopo la pubblicazione dei relativi Atti la notizia si divulgò a tal punto che in pochi anni ci fu un fiorire di pubblicazioni sull'argomento e la creazione di diverse associazioni di categoria.
È necessario puntualizzare che l'approccio iniziale presso l'azienda Russoli non è stato facile, infatti, non avendo mai avuto tale specie nell'azienda Ricchioni, di proprietà dell'Università degli Studi di Bari e sede della maggior parte delle ricerche del Dipartimento di Produzione Animale, cominciai ad applicare il sistema di gestione e le tecniche di allevamento dei cavalli, mentre per le strutture mi affidavo alle aziende private, di cui in primis quella dell'Azienda Contino dei fratelli Mansueto in agro di Mottola e poi in quella dell'Azienda San Paolo del dr. Francesco Basile in agro di Martina Franca.
L’asino, qualsiasi sia la razza presa in considerazione, è infatti un animale molto rustico in quanto, non essendo stato oggetto di una selezione spinta, ha conservato la sua naturalità, tanto che bastano pochi accorgimenti strutturali e di allevamento per avere da loro un comportamento naturale per una gestione degli animali. L’asino è per natura un animale gregario, forma gruppi al cui interno vengono definite gerarchie che sono fondamentali per la stabilità del gruppo stesso; in natura è una preda e come tale di fronte al pericolo reagisce con la fuga e difficilmente ha comportamenti aggressivi, tranne in sporadici casi in cui vengono percepiti pericoli esterni, per esempio è molto spiccato il senso di protezione madre-figlio e stallone-gruppo. L’asino è un animale molto curioso e vivace, predisposto al rapporto con i suoi simili e con l’uomo.
La divisione degli spazi in azienda deve essere funzionale alla vita sociale, riproduttiva e produttiva dell’animale. Fondamentale è la realizzazione di paddock in numero sufficiente alla realizzazione di gruppi stabili:
• 1 paddock per le fattrici con i puledri corredato da un piccolo recinto per la separazione dei redi dalle madri per effettuare la mungitura;
• 1 area mungitura adiacente al suddetto paddock per evitare alle fattrici ed al redo lo stress da separazione;
• 1 paddock per le asine gravide che subito dopo il parto entreranno nel gruppo delle fattrici con puledro; se si hanno problemi di spazio i due gruppi possono essere gestiti nello stesso paddock;
• 1 paddock per la monta.
Tale gruppo sarà costituito dallo stallone, dalle primipare e dalle asine adulte, queste ultime verranno inserite nel gruppo man mano che presentano il calore. La gestione di tale nucleo è probabilmente la più laboriosa per l’allevatore, infatti le asine adulte, quasi sempre con il puledro (il primo calore si presenta orientativamente dall’8° al 10° giorno dal parto), devono essere allontanate dal gruppo subito dopo la fecondazione per evitare che il redo possa essere ferito, anche involontariamente, dallo stallone o dalle altre asine. Per evitare spreco di lavoro e stress per gli animali è bene che i paddock siano in comunicazione tra loro, in tal modo il passaggio delle asine da un gruppo all’altro può avvenire in maniera poco traumatica. Gli asini essendo animali rustici necessitano, all’interno dei paddock, di semplici ricoveri, che li proteggano dal gelo o dai venti di scirocco in funzione dei fattori climatici limitanti del territorio di allevamento. La possibilità di usufruire di pascolo o di altri spazi aperti è sempre auspicabile per il benessere degli animali e permette, anche, all’allevatore di poter effettuare le operazioni di pulizia all’interno dei paddock con mezzi meccanici mentre gli animali sono al pascolo. La realizzazione di percorsi obbligati all’interno dell’azienda permette di utilizzare gli asini per liberare le stradelle interpoderali, le scoline e le scarpate dalle infestanti. In tal modo gli asini si alimentano, puliscono l’azienda e camminando effettuano la pulizia del piede con una minore incidenza degli interventi di mascalcia.
La realizzazione di altri spazi dipende dalle finalità dell’allevamento, se destinato alla produzione di latte, ad attività ludico-didattiche (per es. fattorie didattiche, agriturismo, ecc.), ad attività terapeutiche assistite dagli animali o ad un turismo eco-compatibile. Il buon senso ed il rispetto dell’animale sono sempre alla base di un’attività allevatoriale di successo, se si parte da questi presupposti gli asini saranno in grado di restituire molto, molto, molto di più di quello che riceveranno da voi.